OPERARE IN AREE DI CRISI, IL CONTESTO LEGISLATIVO

Non solo i militari impegnati all’estero. Pure quella degli operatori civili è una categoria a rischio in molte aree del mondo. Lo dimostra, ad esempio, il caso dei quattro lavoratori della Bonatti in Libia nel 2015, due dei quali sono rimasti uccisi. Lo dimostra l’ultimo rapporto di Humanitarian Outcomes: rispetto alla popolazione locale, i cittadini stranieri rimangono sequestrati per una media di 41 giorni in più, indipendentemente dal motivo dell’azione criminale. Tre su tutti i Paesi a più alto rischio: Somalia, Afghanistan e Sud Sudan.

La materia della sicurezza sul lavoro in Paesi stranieri è delicata. La questione ruota attorno alla responsabilità civile di cui risponde l’azienda. L’art.2087 del Codice Civile italiano obbliga il datore di lavoro ad assumere tutte quelle misure precauzionali per garantire la sicurezza sia per quanto concerne gli infortuni sia per l’incolumità fisica in un contesto sociale diverso dal nostro.

È evidente che, aldilà della normativa vigente e di un diritto in materia che va sempre più arricchendosi, il compito primario di un’impresa che opera fuori dai confini nazionali è informarsi sul contesto non solo economico e finanziario, ma anche sociale e politico dell’area dove si intende andare ad operare.

Come detto, le aree più a rischio sono Somalia, Afghanistan e Sud Sudan. Ma ci sono molti altri scenari geopolitici di ben più difficile interpretazione. La lettura dei giornali e un aggiornamento quotidiano da parte del datore di lavoro sullo Stato presso il quale la sua azienda opera dovrebbe essere accompagnato da una consulenza professionale che dia un monitoraggio preciso e costante dell’area in cui si intende operare.

Da questo punto di vista, il TU 81 sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro viene in aiuto ai lavoratori all’estero. Il DVR, Documento di Valutazione Rischi, riporta infatti l’obbligo per il datore di redigere un testo che informi il dipendente su tutti i rischi possibili: quindi, non solo riguardo al tema degli infortuni, ma anche al contesto socio-politico in cui egli si troverà ad operare.

Aldilà delle lacune ancora presenti nel nostro ordinamento, la sicurezza dei lavoratori in Paesi stranieri è un argomento di stretta attualità. Importante, per ovvie ragioni, per il dipendente stesso. Ma importante anche per l’impresa che si confronta con questa prospettiva: formarsi ed informarsi attraverso gli strumenti giusti sul luogo in cui si vuole andare ad investire è a garanzia del rapporto contrattuale e fiduciario instaurato con il proprio operatore, ma anche sinonimo di credibilità dell’azienda stessa.